Le ville-fattorie

Nel XVI secolo sul territorio di Calenzano si insediano le grandi famiglie fiorentine: Strozzi (Travalle), Medici (San Donato), Ginori (Calenzano), Salviati (Collina), Cerretani (Volmiano), Arrighetti (Macia) prendono il posto delle antiche casate medievali cui si sostituisce questa nuova aristocrazia che basa sulla terra e sulla disponibilità economica il proprio potere.

In particolare i Medici ottengono alla metà del XV secolo l'affidamento della ricca pieve di San Donato e costruiscono accanto alla chiesa una splendida dimora che sarà residenza del giovanissimo Giovanni dè Medici (Papa dal 1513 con il nome di Leone X) e, qualche anno più tardi, di Alessandro di Ottaviano dè Medici (Papa nel 1605 col nome di Leone XI). Attualmente la villa è denominata Villa Carmine dal nome di Adolfo Carmine che la acquistò e effettuo i lavori di restauro nel 1924. Nel dopoguerra la villa passò all’Accademia delle Belle Arti fino al recente passaggio alla fondazione intitolata appunto al defunto proprietario.

La tipologia delle dimore di questi nuovi signori si ripete tutto sommato identica in tutte le ville-fattoria che sorgono sul territorio di Calenzano: al centro di questa struttura sorge un vasto e complesso edificio ad uso dei padroni, fiancheggiato da ampi magazzini, da un mulino, da giardini e da un denso bosco: da esso si diramano viottoli che raggiungono le case dei contadini.

Base del sistema di sfruttamento del suolo è la  mezzadria, un contratto di lavoro per cui il contadino lavorava la terra del padrone in cambio di una quota del raccolto. Solo in teoria tale quota era la metà. In pratica troviamo contratti in cui al contadino erano lasciati solo i frutti caduti dagli alberi.

Ancora oggi il territorio di Calenzano è profondamente caratterizzato dalla presenza di queste ville-fattoria con i loro viali d’accesso sottolineati da lunghi filari di cipressi, circondate da olivi e da vigne.

A Collina, a Travalle, a Macìa, a Volmiano, a Sommaia, a San Donato le antiche famiglie appartenenti all’aristocrazia lorenese e leopoldina o gli esponenti della nuova classe dirigente che emerge dai rivolgimenti delle rivoluzioni politiche ed economiche della fine del XIX secolo, hanno mantenuto vivo l’istituto poderale fino a pochi decenni fa e le antiche tradizioni agricole del nostro territorio.

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